“Odi et amo” per il Pinot Nero
Il Pinot Nero, sia come vitigno che come vino, risulta essere un prodotto di gran pregio, versatilità e carattere, ma che, tuttavia, necessita dall’altra parte di una grande abilità, maestria e talento al fine della produzione di un vino di qualità. Proprio per questo motivo i detrattori di questo vitigno non mancano: l’elevato grado di abilità vitivinicola necessaria per la produzione di un Pinot Nero di qualità, infatti, non è una competenza così banale o generalmente diffusa. Tutto ciò comporta che nei confronti di questo vitigno e vino i viticoltori del mondo si dividano in due grandi gruppi: quelli che ritengono che questo vitigno dia frutto a vini di grande eleganza e carattere, e quelli che invece lo giudicano mediocre (probabilmente perché non hanno avuto modo di gustare mai un Pinot Nero di qualità).
La maggior difficoltà in merito alla coltivazione risiede non solo nella grande maestria dell’agronomo e dell’enologo, ma anche nella obbligatoria idoneità delle condizioni climatiche (che deve essere fresco in modo da poter favorire una maturazione lenta dell’uva); tale principio indiscutibilmente è valido per tutti i vitigni a prescindere dalla tipologia, nel caso del Pinot Nero, però, esso è particolarmente importante ed influente per la qualità del prodotto finale.
Altra peculiarità di questo vitigno è l’instabilità: dal punto di vista genetico, infatti, questo tipo di uva può modificarsi molto facilmente, spesso in seguito ad un clima leggermente diverso, portando ad oggi ad oltre 1000 diverse varietà di uve appartenenti alla grande famiglia dei Pinot. A titolo esemplificativo possiamo citare il Pinot Bianco, Pinot Grigio o il Pinot Meunier. Tale instabilità genetica rappresenta un ulteriore elemento di difficoltà che agronomi e enologi devono necessariamente affrontare; anche nel momento di degustazione infatti questa complessità e mutabilità rappresenta una sfida che solo i più esperti possono affrontare.
Tutti questo profili potenzialmente problematici, quindi, giustificano il generale pregiudizio relativo alle tendenziale mediocrità del vino Pinot Nero: produrre un vino di questa tipologia che sia di qualità e con spessore, infatti, risulta tutt’altro che semplice !
Dal punto di vista storico le sue origini, come per molto importanti vini, si ricollegano alla Borgogna. In particolare, si ritiene questo vitigno appartenga e venga coltivato in questa terra da oltre 2000 anni. Tale tesi è sostenuta da molte testimonianze storiche importanti, come gli antichi autori romani Plinio il Vecchio e Columella, che citavano la notorietà di questo vino, presente in Borgogna ancora prima che l’impero romano la conquistasse.
Per quanto riguarda i tratti distintivi, interessante è ricordare la forma del grappolo: esso, infatti, è compatto e serrato assumendo una forma che ricorda una pigna. Ed è proprio a causa di questa conformazione che si deve il nome Pinot. L’acino, inoltre, possiede una buccia molto sottile comportando, di conseguenza, che le capacità di colorazione del Pinot nero siano molto ridotte (a seconda dello stile di vinificazione lo spettro cromatico andrà dal rosso rubino, al granato o al rosso aranciato). Questa caratteristiche, anche se per alcuni può rappresentare un difetto, permette di riconoscere facilmente che si tratta di Pinot: la caratteristica trasparenza, infatti, accomuna tutti i tipi di Pinot Nero. Nel caso in cui venga utilizzato nella creazione di spumanti, invece, esso andrà a conferire una maggiore intensità a quest’ultimo ( i riflessi non saranno più sul giallo – verdolino ma arriveranno anche al netto giallo dorato).
Come per altri vini, inoltre, è sempre molto importante monitorare l’acidità: il suo equilibrio dovrà sempre essere costante ed impeccabile al fine della produzione di un buon prodotto. Ciò può essere ottenuto attraverso la coltivazione di quest’uva in zone caratterizzate da un clima fresco e senza sbalzi che favorisca la lenta maturazione dell’acino preservando così l’equilibrio nel gusto del vino che si andrà a creare. Qualora invece la maturazione avvenga troppo in fretta, tutta la preziosa acidità del Pinot Nero andrà a perdersi andando a banalizzare ed insipidire il vino (che quindi risulterà veramente mediocre).
Zona geografica di produzione
Come precedentemente anticipato il paese d’origine di questo discusso vitigno è la Francia, in particolare la zona della Borgogna. All’interno di quest’ultima esiste inoltre una particolare area che si contraddistingue per le grandi potenzialità dei Pinot prodotti in essa e per le diverse declinazioni e varietà presenti: stiamo parlando della Côte d’Or. Essa nello specifico può essere ulteriormente suddivisa in Côte de Nuits, zona in cui il Pinot Nero acquisisce una grande robustezza ed un aroma minerale e speziato, e Côte de Beaune, dove invece il medesimo vino matura più velocemente facendo emergere un profumo decisamente fruttato.
Diverse interpretazioni dello stesso vino sono rese possibili da una commistione di diversi elementi: il clima, la facile mutevolezza di questo tipo di uva, le diverse tradizioni enologiche legate ad un determinato territorio. Altre zone francesi degne di nota, oltre alle suddette, sono Pommard, la Côte Chalonnaise, Mercurey, Givry, la valle della Loira e l’Alsazia.
Nel resto dell’Europa i Pinot Neri migliori si trovano in Svizzera (soprattutto a Valais e Neuchâtel), in Germania (in particolare nel Patinato, in Franconia e Ahr), in Romania. Per quanto riguarda il nostro paese, invece, le Regioni che per condizioni climatiche e maestria si distinguono maggiormente sono: tutto il Nord – Est, con particolari eccellenze in Alto Adige, Toscana, Umbria e Oltrepò Pavese (dove viene vinificato anche nella versione bianca).
Essendo un vitigno ormai internazionale, il Pinot Nero viene prodotto anche oltreoceano: i primi sono gli Stati Uniti, con particolare attenzione all’ Oregon (che produce il miglior Pinot Nero d’America), ma anche California, Santa Barbare, Monterey e Carneros. Nonostante il clima decisamente troppo caldo, inoltre, anche l’Argentina riesce a dare buoni vini (in particolare nel Rio Negro), ma non mancano anche Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda.
Caratteri ampelografici vitigno
La foglia di questo vitigno ha dimensioni medie e possiede una forma orbicolare e trilobata.
Il grappolo, invece, si presenta compatto e corto con una forma cilindrica. Possiede sempre una sola ala.
Per quanto riguarda l’acino, infine, esso è di dimensione medio – piccola, ha una forma sferoidale con una buccia sottile, pruinosa e con una tipica colorazione blu – nera.
Note sensoriali: profumo e gusto
I profumi tipici del Pinot Nero sono decisamente freschi, definiti e richiamano il mondo della frutta a tutto tondo. Tale carattere aromatico però, pur essendo sicuramente presente, non è così prepotente: l’aroma del Pinot Nero, infatti, è sempre delicato, sottile ed elegante (qualità classica dei vini di elevata qualità). Proprio per questo, quindi, l’enologo deve dimostrare tutta la sua bravura nello scegliere la giusta tecnica di vinificazione che riesca ad esaltare tutta la delicata freschezza di questo vino senza andare a coprire nessuna nota aromatica. Da evitare assolutamente, quindi, affumicature del legno troppo forti che rischierebbero di compromettere il delicato equilibrio aromatico di questo vino.
Quando si passa all’assaggio di un Pinot Nero subito sarà evidente se l’enologo sia abile o meno: l’acidità, infatti, è una caratteristica che individua questo vino in tutto il suo sviluppo, e di fatto attraverso la vinificazione deve essere adeguatamente bilanciata al fine di ottenere un prodotto elegante e di qualità. La forza di questo tratto peculiare ovviamente sarà determinata dal grado di maturazione dell’uva e dalle condizioni climatiche che hanno accompagnato la crescita del vitigno.
Un bravo produttore di Pinot Nero, quindi, deve stare molto attento all’equilibrio generale del gusto e alla complessiva rotondità e struttura dello stesso: gli strumenti a suo favore sono la gradazione alcolica, in grado di contrastare l’acidità eccessiva (questo vino è tendenzialmente molto alcolico), e l’invecchiamento in botte (utile per lo sviluppo di una buona morbidezza e rotondità).