“Il” o “la” Nosiola: non solo una questione di genere
Quando si parla di uva Nosiola subito spicca una sua peculiarità unica: il legame pressoché simbiotico con il suo territorio originario, ovvero il Trentino. In questa terra particolarmente propizia per molti vitigni famosi a livello internazionale, il Nosiola rappresenta un piccolo tesoro completamente autoctono, una volta molto più coltivato rispetto ad oggi, che merita di essere conosciuto, apprezzato e che con fatica viene tutelato grazie alla grande passione di pochi, ma buoni, viticoltori.
Questo legame è talmente forte che all’interno della tradizione enologica trentina è famoso l’antico scontro campanilistico tra valli del trentino nel rivendicare l’esclusiva paternità di questo vitigno e di conseguenza del vino derivante. Connessa a questa disputa c’è anche una questione più legata alla grammatica: si parla di “la” Nosiola o “il” Nosiola?
Se si compie un’analisi attenta del territorio e della sua storia in relazione a questo vitigno, infatti, si trova traccia di due vini che possiedono il nome “Nosiola” e due rispettive aree del trentino che si competono paternità e denominazione dello stesso. In particolare, in Trentino coesistono “la” Nosiola, grande tesoro della Valle dei Laghi (un territorio reso magico ed unico dalla presenza di otto magnifici laghi alpini), e “il” Nosiola, un vitigno stanziale coltivato e protetto avidamente nelle zone di Lavis e Val di Cembra, ma anche in Vallagarina.
Questa dualità, che dà un tocco di folclore in più alla storia di questo territorio, rispecchia anche due diverse modalità di intendere ed interpretare la varietà di uve generate da vitigni a bacca bianca storicamente radicati in Trentino; tale connessione territoriale ha dimostrato a tal punto la sua forza da rendere il Nosiola stesso sinonimo di vino bianco Trentino D.O.C.
La valorizzazione e l’esaltazione della varietà vitivinicola di questa regione, inoltre, rende possibile ancora oggi la degustazione di un vino molto di nicchia e particolare, strettamente legato alla tradizione contadina: un vino semplice, schietto ma gentile, il Vino Santo Trentino. Questo peculiare vino, conosciuto anche come “passito dei passiti”, viene prodotto attraverso la lavorazione de “la Nosiola” (si fa quindi riferimento alle uve coltivate nella zona della Valle dei Laghi) e di fatto rappresenta una vera e propria singolarità all’interno dei tutto il panorama enologico internazionale; insomma, un’altro prodotto italiano di cui essere orgogliosi!
In particolare, il lungo processo di preparazione di questo vino prevede un periodo di appassimento naturale sui graticci che ovviamente dura molto tempo. Durante questa attesa una muffa nobile (similmente a ciò che avviene nel Riesling) attacca gli acini di Nosiola rendendo possibile una benevola concentrazione degli zuccheri e lo sprigionarsi di tutti gli aromi caratteristici di questo vino. Il nome, Vino Santo, deriva dal periodo di spremitura dello stesso: Durante la Settimana Santa, infatti, gli acini ormai trasformati dalla muffa vengono spremuto dando inizio alla fase successiva della fermentazione. A questo punto il risultato viene fatto riposare in piccole botti di rovere (barrique), e successivamente imbottigliato.
Tutto questo laborioso e lungo procedimento porta infine alla creazione di un vino simile a nettare ambrato dal gusto complesso ma elegante, ricco di aromi di frutta secca, miele e confettura. Il gusto è molto dolce ma non perde il suo equilibrio grazie ad una buona acidità. Tutta la fatica fatta, insomma, viene ampiamente ripagata dai magici e seducenti profumi di questo vino, un piccolo baluardo della “trentinità”!
Zona geografica di produzione
Come ormai si è capito questo vitigno appartiene completamente al Trentino: la Valle dei Laghi, la Conca di Toblino, le colline di Pressano, Sorni e Lavis sono le specifiche aree in cui queste uve vengono coltivate, curate ed interpretate secondo le due due varianti, portando alla produzione de “la” Nosiola (nella zona della Valle dei Laghi), o de “il” Nosiola (nella zona di Lavis).
Nella prima di queste zone (quella dove si produce “la Nosiola”), inoltre, questo vitigno viene declinato o come vino bianco secco, o come il Vino Santo Trentino di cui abbiamo già parlato nel paragrafo precedente. Quest’ultimo viene utilizzato ancora oggi, anche se raramente, nel rito della cosiddetta aspersione degli occhi: un rito contadino che prevede di inumidirsi gli occhi con un goccio di Vino Santo dell’ultima vendemmia durante i giorni della Settimana Santa al fine di rendere onore e propiziare la prossima stagione agricola.
Nonostante le caratteristiche organolettiche uniche e degne di pregio, tuttavia, questo vino è stato gradualmente lasciato a se stesso a causa di una produzione incostante ostacolata dal mutamento dei gusti del mercato, sempre più orientato verso vitigni internazionali.
Al fine di una florida coltivazione di qualità di questa uva è necessario individuare un terreno povero di origine fluvio-glaciale in un territorio caratterizzato da un clima temperato, soleggiato ma anche ventilato: sostanzialmente il clima trentino nella zona dell’alto Garda.
Caratteri ampelografici vitigno
La foglia di Nosiola è media-piccola, il grappolo invece è compatto e cilindrico, dalla grandezza media, e con una sola ala.
Per quanto riguarda l’acino, invece, esso possiede dimensioni nella media, una forma sferoidale dalla buccia sottile ma consistente, pruinosa e con una colorazione verde-gialla.
Note sensoriali: profumo e gusto
Questo vino, oltre ai tanti pregi, è caratterizzato anche da un’interessante duttilità: esso infatti solitamente viene consumato quando è ancora giovane, tuttavia le sue caratteristiche reggono perfettamente anche un periodo di invecchiamento, sia in acciaio che in barrique.
Per quanto riguarda il colore, anche per il Nosiola siamo sul giallo paglierino con riflessi verdognoli.
Il bouquet aromatico richiama profumazioni fresche, generalmente fiori bianchi e frutta acerba.
Quando si passa all’assaggio di questo vino si ritrovano gli elementi già colti precedentemente all’olfatto: fiori e frutti bianchi, ma anche la mela verde, la fanno da padrone nel determinare la costruzione del gusto fresco e delicato del Nosiola. Da sottolineare, inoltre, è anche il finale che fa emergere anche una componente minerale ed amarognola.