Coesistono dei pilastri ricchi di significato quando parliamo di vini del Trentino:
- Spumanti d’Italia
- Viticoltura Eroica
- Montagna
Insieme a WineSommelier vedremo di chiarirne i fondamenti.
Partiamo da una delle denominazioni simbolo del Metodo Classico d’Italia: il Trento DOC, che con i suoi 53 produttori è alla continua ricerca di una viticoltura di qualità, espressione del territorio, promuovendone le sue peculiarità attraverso le bollicine ma soprattutto con un disciplinare di produzione attento, rigido e ponderato. L’uva Chardonnay, che rappresenta il 28.4% dei vitigni allevati, accompagnata dal Pinot Grigio (22%), Pinot Bianco, Pinot Nero e Pinot Meunieur, è il più utilizzato per la produzione del Trento Doc. Vendemmia rigorosamente manuale per assicurarsi di avere una raccolta intatta, acidi integri e poco stressati, ma non solo, successivamente capiremo le motivazioni di questa scelta.
Perché Spumanti d’Italia? Con il Regno d’Italia, galeotto fu l’incontro di Giulio Ferrari con lo Chardonnay a cambiare le carte in tavola ad una regione sino allora dedicata alla viticoltura prevalentemente di bacche rosse. Si comprese l’enorme potenziale del Trentino come terra vocata per la spumantizzazione legata soprattutto a due fattori: l’altitudine e le escursioni termiche che doneranno poi alla bollicina di montagna, nella cornice suggestiva delle Dolomiti, freschezza spiccata e aromaticità. Nel 1902 Ferrari propose il primo spumante con rifermentazione in bottiglia.
Nel 1993 vengono istituite le prime due Trento Doc, fra le prime al mondo, per metodo classico.
Eroica? Basti considerare le condizioni in cui si lavora nelle vigne con temperature rigide e talvolta rese ancor più difficoltose dalla neve e versanti ripidi, come in Val di Cembra, dal clima alpino e dal terreno porfirico (altamente acido), con i suoi terrazzamenti e i muretti a secco che sostengono i terreni coltivati, creano finanche paesaggi fascinosi, accompagnati dai sistemi di allevamento a pergola trentina che permettono l’esposizione solare alle foglie, lasciando invece protetti i grappoli. Chiaramente questo sistema di allevamento e le altre condizioni citate non permettono nessun tipo di meccanizzazione delle operazioni di lavorazione come la vendemmia che avvengono, pertanto, manualmente.
Operazione di marketing o meno, la viticoltura eroica trentina è sicuramente un valore aggiunto riconoscibile al territorio prima, alle sue bollicine, poi.
Bollicine di montagna, fini, continue, eleganti e sinuose nel calice. Pungenti al palato. Un “riconoscimento” a pieno titolo quello di definirle di montagna: sono difatti le importanti escursioni termiche che aiutano a sintetizzare nelle uve una concentrazione elevata di componenti volatili. Un fresco verticale, sapidità che quasi richiama la salinità, con una scia lunga e piacevole. Le quote elevate, parliamo di circa 450 m s.l.m a salire, fino a toccare quasi quota 800 m s.l.m, favoriscono e sostengono una maturazione più lenta per preservarne anche l’acidità, fondamentale per lo spumante metodo classico Trento Doc. Insomma, una piena e potente armonia tra gli elementi climatici, del territorio e dell’ampelografia locale in grado di regalare bollicine emozionali. Una bollicina che riesce a ben destreggiarsi in qualsiasi momento del pasto, che sia un aperitivo ma anche con complessità di abbinamento, riesce nelle sue varie tipologie- base, millesimata, riserva, riserva rosè/bianco- ad accompagnare in modo eloquente i diversi abbinamenti..
Se ritorniamo in Val di Cembra, un altro vitigno a bacca bianca espressione delle basse temperature e delle escursioni termiche, che si presenta con grande freschezza e bouquet aromatico inteso e fine, è il Müller-Thurgau (9%); vinificato quasi sempre solo in acciaio al fine di preservarne l’aromaticità alpina e che rientra, invece, nella denominazione Trentino.
Cambiando decisamente clima e posizione, nella Valle dei Laghi, con temperature mitigate e la brezza caratterizzante dell’Ora del Garda, vento tipico del Lago di Garda e che in questa zona con il pelèr che soffia al mattino, trova la sua massima espressione la Nosiola, utilizzata per la produzione di Vino Santo Trentino Doc, con i suoi dolci rimandi alla nocciola, spezie dolci e frutta candita.
Con il 65% di uve a bacca bianca, il restante della viticoltura del trentino si concentra e si divide, per quanto concerne le uve a bacca rossa, tra Teroldego, capace di esprimersi con grande longevità, Merlot, Schiava e il Marzemino. Quest’ultimo più semplice, fresco ed immediato.